Le strane case "fungo" del quartiere Maggiolina a Milano



Nascoste tra i grattacieli e i centri commerciali della grande metropoli nostrana si trovano otto piccole insolite abitazioni. Sono le case igloo del quartiere della Maggiolina a Milano, nel cuore del Municipio 2. La loro storia, cominciata nel lontano 1946, è lunga oltre settant’anni. Scopriamo insieme tutte le curiosità.

Le case fungo e la loro storia

La costruzione di queste mini abitazioni è cominciata nel 1946, su progetto dell’ingegnere Mario Cavallè, famoso per essere stato uno dei massimi esperti di quegli anni di architettura di sale cinematografiche. In particolare, ci troviamo in via Lepanto, nel cuore del quartiere Maggiolina, vicini al famoso Villaggio dei Giornalisti, ovvero un insieme di alloggi e case popolari per la piccola e media borghesia milanese.

Il progetto fu realizzato dall’ingegnere Evaristo Stefini e realizzato da una cooperativa, che comprendeva principalmente giornalisti, pubblicisti e avvocati, tra il 1909 e il 1912.

L’idea dell’ingegnere Cavallè nacque da un editoriale pubblicato da Mario Cerati, allora direttore de Il Secolo, nel 1911. Con le sue parole Cerati denunciava l’estrema attenzione da parte del governo verso le masse operaie, a discapito della media borghesia, per la quale mancavano quartieri e infrastrutture.

Il progetto prevedeva la costruzione di 12 case igloo, di cui ad oggi ne sono sopravvissute soltanto 8, e 2 case fungo. Quelle che si possono osservare oggi, camminando tra palazzine liberty e ampi spazi verdi, non sono però le case fungo originarie. Queste, sempre realizzate dall’ingegnere Mario Cavallè, vennero entrambe demolite nel 1965 insieme alle altre abitazioni ad igloo. Queste mini abitazioni erano dei veri e propri funghi di enormi dimensioni. In particolare, si ispiravano alla Amanita Muscaria, una famosissima specie di fungo.

La struttura prevedeva due livelli sovrapposti: uno più stretto, ovvero il gambo, e uno più largo, la cappella.

Le case igloo e la loro struttura

Le case igloo sono costituite da una base circolare di circa 45 m². Sono delle vere e proprie cupole realizzate con un sistema a volta formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti. Questa tecnica consente di disporre gli arredamenti interni con una maggiore libertà.
Le mini abitazioni sono disposte su due livelli: un piano interrato, utilizzato come cantina e ripostiglio e accessibile solo dall’esterno, e un piano abitativo rialzato.
La disposizione originale prevedeva un ingresso, un bagno, due stanzette e una cucina. Tuttavia oggi solo due case igloo hanno mantenuto il loro aspetto originario, mentre tutte le altre hanno subito negli anni modifiche e ristrutturazioni. Alcuni cambiamenti sono stati obbligati, a causa del tempo e degli eventi atmosferici.

L’idea delle case igloo fu importata dall’ingegnere Cavallè direttamente dagli Stati Uniti, dove egli stesso si era formato. In quegli anni nel continente oltreoceano l’architettura delle case circolari era già molto diffusa.

Per vedere con i vostri occhi queste abitazioni non dovrete far altro che guidare con la vostra auto in direzione Via Lepanto, oppure prendere la metro lilla, con fermata Istria. Preparatevi ad immergervi in una dimensione un po’ magica e grottesca e ad ammirare uno degli esempi più estrosi dell’architettura italiana degli anni quaranta.

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