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APPROFONDIMENTO | Il mercato immobiliare è davvero immune dalla crisi?



Il mercato immobiliare sembra immune dalla crisi economica scatenata dal Coronavirus. Da marzo a oggi le prospettive dell’economia sono peggiorate, parecchie aziende vivono un momento di crisi e soltanto i provvedimenti dei Governi hanno finora impedito la perdita di milioni di posti di lavoro. Eppure i prezzi del mattone non scendono. Ci sono casi di aumenti importanti, come il +10% registrato per i prezzi medi registrato in Germania. A cui si aggiungono notevoli timori di una bolla negli States, dove i prezzi sono saliti a un ritmo sorprendente.
Nonostante la forza con cui la recessione sta planando sull’economia italiana, la casa rimane comunque il bene rifugio per antonomasia e il mercato ha ricominciato a muoversi, seppur con dinamiche nuove.

Ma esiste una spiegazione globale per questa straordinaria tenuta? Certo e consiste nel fatto che il mattone regge su tre fondamentali pilastri. Il primo sono le politiche monetarie indulgenti con cui le banche centrali stanno sostenendo le economie devastate dalla crisi. I tassi sono tornati ai livelli minimi dello scorso autunno, rendendo sempre più economico indebitarsi per comprare casa. C’è poi il pilastro cosiddetto “sociale”. Costrette a rimanere in casa durante il lockdown, le persone si sono interrogate sugli spazi un cui risiedono e spesso si sono guardate attorno per cercare potenziali e migliori alternative. Per chi lavora da casa – magari in aziende che hanno deciso di fare un uso prolungato dello smart working – è diventato fondamentale trovare spazi nuovi, adatti non solo a viverci ma anche a lavorarci. Adesso si preferiscono metrature più ampie e più vivibili per lavorare in autonomia o in smart working (open space, giardini e terrazzi) e si prendono in considerazione anche zone fino a oggi meno richieste, come le aree semi centrali. Per la voglia di rivedere gli spazi interni, aumentano parallelamente le richieste di ristrutturazioni, che sfruttano l’Ecobonus previsto dal decreto Rilancio. Infine, la terza ragione della tenuta del mercato immobiliare sta nelle misure di sostegno ai redditi delle famiglie che i Governi hanno introdotto dappertutto, evitando così che la crisi travolgesse tutti e contenendo il rischio di insolvenze sui mutui, sfratti e tutto ciò che è inerente alla crisi abitativa.

Ritornando all’andamento della domanda, possiamo dire che rispetto al pre-lockdown è cresciuta del 15%. Più nel dettaglio, in questi ultimi mesi la richiesta di ville è cresciuta del 15%. Ma non solo. Oltre la metà delle ricerche immobiliari ha riguardato, e riguarda, trilocali e quadrilocali. Si registra un incremento dello stock di mono e bilocali in vendita, mentre crolla la disponibilità di case con più di cinque locali.
In generale, le più propense a comprare sono famiglie giovani (18-34 anni e 35-44 anni) con reddito stabile, ma – complici i tassi dei mutui favorevoli – la richiesta arriva anche da nuclei in “sofferenza”, composti da quattro o cinque persone. E chi immaginava prezzi in picchiata, si è dovuto ricredere, come abbiamo detto poco fa. Insomma, il mercato è stabile: la maggior parte delle persone, per comprare una casa nuova, deve vendere la vecchia e molti ragionano sul fatto che, se il valore delle case non si è svalutato, significa che anche la propria abitazione può essere quotata in modo interessante. Le trattative continuano a crescere e per ora gli unici a rimanere in sordina sono gli investitori (chi compra per i figli o per avere una seconda casa).

Da ultimo, anche il mercato immobiliare della logistica ha saputo reggere bene l’impatto della pandemia e risulta un settore in discreta salute soprattutto al nord del Paese, dove si è assistito a un forte sviluppo della componente tecnologica dentro i capannoni. In questo caso la recessione impatta in maniera inferiore per due ragioni: da una parte la possibile ripresa della produzione industriale e delle esportazioni nel mercato europeo ed estero, dall’altra la parziale modifica delle condizioni di distribuzione e consumo.

 


Francesco - Megna

Approfondimento a cura di

Francesco Megna
Referente commerciale Banca 
Dopo venticinque anni nei panni di Direttore di filiale in Istituti di Credito di medie dimensioni, da due anni lavora come referente commerciale.